Basilica Santissimo Salvatore, Via Riviera 20, Pavia
I quadri che raccontano la sua storia, nella cappella di San Maiolo in Basilica
La prof.ssa Maria Pia Andreoli Panzarasa ha recentemente prodotto una relazione ridotta del convegno tenutosi a Pavia il 24 febbraio 2018 sulla regina che ha edificato la Basilica di San Salvatore, complesso ricostruito ex novo da Adelaide e dotato di vasti beni fondiari e di numerosi privilegi, tra i quali la piena autonomia dal vescovo pavese.
Paolo Diacono testimonia la fondazione di un oratorio in onore del Salvatore da parte del re Longobardo Ariperto (quindi tra il 653 e il 662), che poi vi fu sepolto, come i suoi successori Pertarido, Cuniperto e Ariperto Il. Riferendo la notizia della fondazione, ne precisa l'ubicazione usando come punti di riferimento il fiume e la città: non lontano dalla confluenza del Navigliaccio col Ticino, quasi in riva al fiume ma in posizione elevata, in mezzo alla campagna a poca distanza dalla cinta muraria, lungo la direttrice viaria connessa con la porta occidentale della città (porta Marica, poi Borgoratto).
Da circa 1400 anni, a poca distanza dalle antiche mura di Pavia e quasi sulle rive del Ticino, sorge un tempio che Ariperto I, re dei Longobardi, ha voluto costruire dopo la conversione dall'arianesimo al cattolicesimo. Egli volle dedicare a Gesù Salvatore, "Dio come il Padre e lo Spirito Santo", questo edificio che risulta essere, in Pavia, una tra le prime affermazioni della divinità di Cristo negata dagli ariani e il solenne atto di fede cattolica da parte del sovrano.
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Lo schema della Basilica è quello classico a croce latina, con tre absidi, coperta con volte a crociera costolonata di impostazione ancora gotica. La navata centrale perviene ad uno splendido presbiterio affiancato da due cappelle e le due navate laterali ospitano sei cappelle ciascuna. I contrafforti, sia in facciata sia sui fianchi, si assottigliano e si rivelano predisposti a concludersi con guglie.
I lavori, già iniziati nel 1453, sono pressoché conclusi nel 1467, come risulta dall'iscrizione sul portale d'accesso alla sala del capitolo (ora ai Musei Civici). Realizzata da un architetto locale che elabora «novità rinascimentali toscane alla luce della propria tradizione medioevale» (Romanini), la chiesa ebbe probabilmente come direttore dei lavori il maestro Martino Fugazza da Pavia.
L'interno, totalmente affrescato, presenta una decorazione rinascimentale di grande qualità.
Reso più profondo nel corso del XVIII secolo con l'occlusione dei due archi di comunicazione con le absidi laterali, è dominato dalla grande tela con l'Ascensione di Cristo (fine XVI secolo).
La cappella a sinistra dell'altare maggiore è dedicata a San Benedetto (nato a Norcia nel 480 e morto a Montecassino nel 547), in ottemperanza alla tradizione, in uso presso numerose chiese monastiche, di riservare una collocazione privilegiata al Santo fondatore dell'Ordine.
La cappella a destra dell'altar maggiore è dedicata a Martino di Tours, fondatore di uno dei più antichi monasteri d'Europa. Il suo culto è particolarmente vivo presso i Benedettini; lo stesso San Benedetto gli aveva intitolato la chiesa di Montecassino.
La navata laterale destra ospita sei cappelle tra le quali “deposizione di Gesù dalla croce” (2ª), “del Sacro Cuore” (3ª), “morte di San Francesco” (4ª) e “di San Mauro” (5ª).
Anche la navata laterale sinistra ospita sei cappelle tra le quali “di San Maiolo” (1ª), “presentazione Gesù al tempio” (2ª), “dell'Immacolata” (3ª), “di Sant'Antonio abate” (4ª) e “di Santa Adelaide” (5ª).
Le date della chiesa (1453-1467) possono estendersi anche al monastero, tuttavia sappiamo che ancora nel 1488 vengono acquistati 87.000 mattoni e 150.000 tegole (Maiocchi).