Ricordiamo don Giuseppe Ubicini, un sacerdote vero esempio di cristianità
Ricorrono i 50 anni del suo ingresso nella nostra parrocchia e i 95 anni dalla sua nascita
Benedite, pregate e ricordatevi qualche volta di questo povero prete
Quando scrisse nel Metalogico che “siamo come nani seduti sulle spalle dei giganti”, Giovanni di Salisbury pensava probabilmente a grandi conquistatori o ricercatori che hanno fatto progredire la società con azioni o scoperte incredibili. Ci sono, tuttavia, giganti dall’enorme cuore che hanno accompagnato tante persone e condotto alla madre chiesa tante anime, tra questi don Giuseppe Ubicini.
Il libro che racconta la vita di don Giuseppe Ubicini, scritto dagli amici dell’oratorio Franco D’Abrosca e Adriano Marson, riflette la stima e l’affetto di chi è cresciuto con questo sacerdote, in odore di pienezza di sacerdote, che avrebbe sicuramente raggiunto la consacrazione episcopale, se il Signore non l’avesse chiamato a sé nella pienezza della vita eterna.
Quest’anno ricorrono i 50 anni del suo ingresso nella parrocchia del Santissimo Salvatore e 95 anni dalla sua nascita. Due date importanti e decisive, che ci forniscono l’occasione per tracciare un bilancio della sua opera evangelizzatrice, nella consapevolezza di quanto egli continui ad essere faro e ispirazione per i percorsi delle nostre diocesi e parrocchia.
La sua vocazione ha spaziato nelle dimensioni più profonde della missione, della liturgia, della mariologia e della carità rivolta agli ultimi e ai giovani.
Infatti, molti lo ricordano per la sua affabilità e il profondo senso dell'accoglienza, per la sua devozione mariana, per la protezione che ha offerto alla nascente Casa del Giovane e per la creazione della Mensa del Fratello.
Io, ultimo suo successore nella Chiesa di san Mauro, ho goduto della generosa offerta del discernimento spirituale che solo un padre può concedere e sono stato testimone della sua santificante capacità di accogliere tutti, secondo una pastorale che includeva nel mistero della consolazione ogni fratello e sorella bisognoso di conforto. Ho camminato anch’io all’ombra di questo formatore, nei primi incontri sul sacerdozio, voluti da don Enzo e guidati da don Ubicini secondo l’impostazione di un testo di Agostino Trapè dal significativo titolo “Sacerdote di Cristo”. Egli fu maestro di profonda comunicazione della fede e di un ideale di servizio che suscitò nei nostri cuori di ventenni occasioni e vibrazioni tali da condurre una numerosa pattuglia di ex obiettori a prepararsi al sacerdozio. Ho ancora negli occhi l’immagine dei due sacerdoti appartati a consolarsi a vicenda, tesi a consolidare l’opera di don Boschetti e accompagnare la comunità a quelle che sarebbero state le scelte pastorali di una parrocchia attenta al servizio di Dio e alla carità verso i fratelli.
La prematura scomparsa di don Giuseppe e la malattia che l’ha accompagnato hanno portato un senso di elevata comunione in tutta la chiesa e, ancora oggi, la memoria grata della nostra comunità va alla sua testimonianza di fede e di servizio sacerdotale che non ha mai smesso di renderlo simile in tutto al Buon Pastore. Don Ubicini, infatti, era solito accompagnare il mese di ottobre, dedicato alle opere missionarie, con la divulgazione delle lettere dei missionari, che scrivevano su fogli raccogliticci, con l’intento di aprire il cuore dei fedeli alle loro necessità. Il mese di Maggio, poi, era un tripudio di invocazioni alla Vergine, che, grazie alla mediazione di don Giuseppe, sembrava avere un rapporto singolare con ciascun credente. Non possiamo dimenticare la cura pastorale per le famiglie che si radunavano attorno alla Parola e al sacerdote attratte dalla sua benevolenza e dai suoi esempi. Così le grandi feste venivano preparate con estrema cura e delicatezza e nella Basilica del Santissimo Salvatore rifulgeva tra i canti l'atmosfera antica e sempre nuova di una liturgia di lode e di ringraziamento.
Si può comprendere, allora, che il presente testo si propone di ripercorrere gli anni di presenza e di colmare la sua assenza con un tributo di amore e di desiderio di imitazione. Caro don Giuseppe ci hai fatto vivere al cospetto di un uomo di Dio che ha nutrito il suo popolo di cibo sia spirituale sia materiale. Ci hai insegnato a pregare e a soffrire come discepoli di Gesù. Questa è l’eredita che hai messo nei nostri cuori. Infine c’è sulla Basilica del Santissimo Salvatore una decorazione murale che si trova sulla sinistra entrando, che raffigura la moltiplicazione dei pani, con grandi cesti e pane traboccante. Nella cultura benedettina l’accoglienza e la liturgia erano sgorgate entrambe dalla Eucarestia, definita fonte e culmine di ogni sacramento. Così 50 anni fa appena arrivato don Giuseppe, scrutando la sua nuova parrocchia intuì la sua missione e moltiplicò il cibo spirituale e riempì il cuore di tutti noi di cibo da donare ai fratelli e sorelle nella mensa.
( Don Franco Tassone, Parroco del Ss. Salvatore )
Scritto di don Giuseppe Ubicini ( Marzo 1981 ) |
Parte del testamento spirituale di don Giuseppe Ubicini ( 22 novembre 1984 ) |
Scritto di don Enzo pubblicato sul “Ticino” ( 15/10/1987 ) |