Caro don Bosco, abbiamo un oratorio che ha appena compiuto cento anni…
Caro don Bosco,
abbiamo un oratorio che ha appena compiuto cento anni e una società sportiva che ne ha 35 di anni, abbiamo strutture e servizi che oggi si aprono ai giovani che sono accompagnati dalle famiglie e altri che arrivano a noi Pellegrini e randagi feriti e soli.
Ti chiedo come fare a invitare alla Messa la domenica: i più preferiscono il sonno o lo sport e la vita di comunità ne risente. Mi appello a te, che volevi che i tuoi ragazzi facessero rumore e fossero felici nel cantare e giocare nella tettoia di Pinardi dove hai iniziato. Noi abbiamo spazi belli, aule calde, spazi di accoglienza ma non sono piene di gioia e di frequentazioni. Lo sport riempie le sere, ma siamo tristi quando l’oratorio è vuoto, la messa poco frequentata. La carità resiste e tanti si avvicinano, ma ognuno coltiva la propria specifica attenzione e non sempre tutto sgorga dal cuore di Cristo. Per cui chi si impegna e si dona totalmente si trova tra ingiunzioni di maggiore severità o al contrario di completa anarchia.
Confido a te il mio cuore sacerdotale, non abbiamo vocazioni da anni e pur avendo una gloriosa tradizione, da anni siamo sterili e incapaci di vivere il Vangelo della gioia. Ti prego aiutaci a risvegliare una dimensione di condivisione e di attenzione al povero come esperienza di una vita di preghiera, una comunicazione della fede come sorgente di una grande esperienza di preghiera e di donazione nella chiesa. Confidiamo nel tuo carisma per i giovani per attrarli al Vangelo della Carità e del Servizio, della donazione e della liturgia vissuta con amore. Mi sento inadeguato a condurre questo popolo, il cuore della mia gente è insofferente, si lascia guidare dalle esperienze più evasive e solo nella grande carità di Cristo possiamo contenere il disagio e la solitudine della nostra gente.
Sono consapevole che la fatica si deve trasformare in una incessante preghiera per ciascuno di loro. Ti prego trasforma il fallimento delle mie attività pastorali, in un abbraccio accogliente che prenda il posto di questa fatica pastorale e della solitudine che si prova di fronte a una offerta della felicità di Cristo barattata con le proposte effimere e condizionanti della realtà sociale. Aiutami, con tutti quelli che collaborano ad essere autentici testimoni di fiducia e di apertura senza essere autoreferenziali, chiusi nelle nostre amicizie ma essere con tutti aperti e includenti. Stimola una fiducia che nasce dall’avere già scelto la parte migliore, la tua presenza in mezzo si giovani infondeva coraggio e progettualità.
Noi siamo stati completamente sopraffatti dalle paure di perdere qualcuno, che siamo rimasti in pochi con molte richieste da esaudire. Conosciamo cosi, la radicale e scontata attività che si preoccupa della sicurezza, dell’opposto che chiede invece empatia e libertà senza regole. Di chi rispetta senza eccezioni le norme e chi offre ogni istante e ogni spazio perché qualcuno si ricordi che la Chiesa è madre e accoglie sempre tutti. Ti prego S. Giovanni Bosco, guardaci e mandaci un segno nella tua memoria perché anche san Mauro esploda della gioia di essere luogo di formazione e di gioia, di autenticità e non di calcolo, di inserimento e non di esclusione. Fondaci nell’amore con i ragazzi, e piantaci nel solco della fiducia in Maria per arrivare a Gesù. Ti prego, abbiamo solo questa vita per farti conoscere nella messa e nella catechesi, nel servizio e nello studio. Ti consegno le chiavi di san Mauro apri il cuore delle famiglie e dei giovani perché tutti si sentano interpellati dalla tua carità e dal tuo amore e rendici più fedeli, coraggiosi di presentare la libertà per amare i giovani e salvare i poveri.
Tuo Abate (in attesa dei suoi figli) di San Mauro