Don Franco scrive a genitori e catechisti educatori in occasione del prossimo Natale
Carissimi genitori,
vi scrivo in occasione del prossimo Natale.
In questi giorni monta la protesta se cantare o meno canti natalizi o costruire presepi nei luoghi pubblici schierando le persone o su una tradizione a volte stanca (si è sempre fatto così) o chiedendo un superamento di simboli religiosi.
Nella memoria della mia infanzia, il Natale era l’occasione di celebrare in tutti i modi la festa della nascita del Bambino. La gioia che si trasmetteva nelle case e nelle scuole, contagiava anche i negozi e le vie della città.
Forse dovrei come Parroco accontentarmi di una raccomandazione per essere presenti ai prossimi impegni di catechesi, la messa domenicale, la festa del 19 dicembre alle 15 in oratorio con una sorpresa particolare…
Nella comunità sento che la presenza alla messa e alla catechesi si è un po’ infiacchita.
Sono convinto che l’educazione sia cosa del cuore e solo Dio ha la chiave per farci conoscere e amare i nostri ragazzi, sempre più “social”, che interiorizzano poco, comunicano ancora meno e condividono con noi solo per gratificarci.
L’altra domenica durante l’omelia, ho chiesto a un gruppo di ragazzi se volevano che raccontassi una storiella, uno mi ha risposto seccamente: «No».
Ci ho messo poco per capire che la funzione pedagogica di narrazione si è esaurita, le conoscenze non passano più per le figure adulte significative; allora ritorno a voi cari genitori, con i quali condivido magari l’età, per qualche consiglio reciproco e un po’ d’inquietudine rispetto ai cammini da intraprendere insieme.
Ma quali soluzioni per frenare la distanza tra routine quotidiana e vita ecclesiale?
Scelgo una strada che ci indica Papa Francesco: quella umile, un po’ inquieta per avervi come protagonisti delle nostre celebrazioni e al tempo stesso piena di misericordia, chiedendovi di accompagnare i vostri figli al cammino di crescita e di valorizzazione dei segni comunitari di feste e di appartenenza. L’attenzione che ponete attraverso piccoli segni nel far sentire ai bambini che vivete momenti forti dell’anno liturgico vale più di tanti discorsi.
È vero che la preghiera dei bambini dà l’impressione di essere poco interiorizzata e che talvolta la facciano solo perché i genitori lo chiedono, ma quante altre cose le fanno solo perché i genitori le chiedono. Solo insieme possiamo condividere la strada di un’educazione alternativa alla mancanza di fiducia nel Dio dell’amore e del dono di Sé.
L’educazione passa anche attraverso questa strada. Vorrei percorrerla con voi insieme a Don Emanuele e a tutti i catechisti e collaboratrici.
Il mio primo compito è farvi sentire a casa in una chiesa che ha un’unica certezza: il desiderio di amare e condividere il bene ricevuto.
Vi aspetto, sia per continuare a riflettere su come educare i “nostri” figli, e spero vogliate partecipare alla costruzione di una comunità-chiesa dalle porte aperte e sempre contenta di stare insieme con voi.
Vostro don Franco