(Estratto) Atrio di San Siro - Anno XIV n.5 – 10 febbraio 2022
Ricordando don Giuseppe Ubicini
Due nuove strutture adibite all’accoglienza dedicate alla memoria del compianto parroco. E un libro per ricordarlo e onorarlo.
Lo scorso novembre la parrocchia del Santissimo Salvatore ha inaugurato due nuove strutture adibite all’accoglienza dedicandole alla memoria di don Giuseppe Ubicini (1926-1987): il “Pronto intervento per la fragilità femminile” che ospiterà donne sole senza fissa dimora e il “Centro Diurno” destinato a diventare un punto di riferimento per chi non ha un luogo dove andare durante il giorno.
La comunità parrocchiale guidata da don Franco Tassone ha patrocinato un’altra bella e lodevole iniziativa per ricordare e onorare il compianto parroco nel cinquantesimo anniversario del suo ingresso a San Mauro (1971) e nel novantacinquesimo della sua nascita: la pubblicazione del libro Don Giuseppe Ubicini curato da Franco D’Ambrosca e Adriano Marson, edito dalla Casa del Giovane e disponibile presso la parrocchia con offerta.
Don Tassone sottolinea che l’intento del volume è «di ripercorrere gli anni di presenza e di colmare la sua assenza con un tributo di amore e di desiderio di imitazione» e «l’occasione per tracciare un bilancio della sua opera evangelizzatrice, nella consapevolezza di quanto egli continui ad essere faro e ispirazione per i percorsi delle nostre diocesi e parrocchia». A loro volta gli autori spiegano come hanno realizzato e organizzato il loro lavoro auspicando che «quest’opera completi il ricordo di chi ha avuto la fortuna di incontrare don Giuseppe e lo faccia un po’ conoscere a chi, per anagrafe o altri motivi, in vita non l’ha incrociato».
Tutti i documenti e le immagini sono stati ordinati in capitoli a partire dal primo in cui sono riprodotti gli atti vescovili che attestano le varie tappe del cammino sacerdotale di don Giuseppe e gli uffici ricoperti dalla sua consacrazione sacerdotale (29 giugno 1950) fino alla sua nomina a parroco del Santissimo Salvatore (23 settembre 1971). Il racconto della vita di don Giuseppe si snoda poi con l’ausilio degli articoli pubblicati dal nostro settimanale in cui sono documentati i toccanti e intensi momenti dell’ingresso in parrocchia (1987) e quelli struggenti dell’undici ottobre 1987 e del «solenne e grandioso funerale» di martedì tredici.
Di valore non solo documentale è il capitolo in cui sono raccolti il testamento spirituale, i manoscritti, le lettere, gli appunti, le note per esercizi spirituali, omelie e incontri e altri scritti di don Giuseppe. Oltre all’edificante lettura del testamento, assumono particolare valore affettivo le lettere indirizzate ai parrocchiani, agli ammalati e alla comunità perché rievocano momenti ancora molto vivi nella memoria di molti e rivelano la sua grande umanità. Riporto un frammento della lettera pasquale del 1985: «Speravo di celebrare la Settimana Santa e la S. Pasqua con voi, ma non sono ancora sufficientemente in forze, anche se ho migliorato molto. Certo, mi costa molto, perché sono i giorni e le celebrazioni più belle, più grandi, più piene di grazia, più commoventi, nei quali io sento in modo particolare la Comunità Parrocchiale come Famiglia di Dio e sento e godo la mia stupenda paternità spirituale che mi lega a voi […] Potete immaginare quanto mi costa dover rinunciare a tutte queste gioie e soddisfazioni spirituali! Ma lo faccio volentieri per me e per voi, perché sono sicuro che Gesù ci darà delle grazie speciali, per crescere nell’amore verso di Lui e tra di noi».
Leggendo il capitolo Don Ubicini, don Enzo, la Casa del Giovane si possono conoscere i sentimenti di stima, amicizia e ammirazione di don Enzo Boschetti per don Giuseppe, l’epistolario dei due sacerdoti e alcuni momenti significativi riguardanti la Casa del Giovane e la Mensa del Fratello.
Infine ne Le testimonianze e Le immagini è dato spazio ai ricordi di chi ha conosciuto don Ubicini che consentono di conoscere più da vicino (anche grazie alle fotografie) la sua figura di uomo e sacerdote e gli ambiti in cui ha operato. Tra tutte cito un passaggio della testimonianza di don Leo Cerabolini perché coglie bene la purezza dell’anima di don Giuseppe e simbolicamente dà voce ai sentimenti di affetto e stima che in tanti gli abbiamo riconosciuto e tributato: «Il suo continuo contatto con la propria vita interiore lo rendeva capace di ascoltare e di conservare nel suo cuore quanto avveniva attorno a sé e lo apriva all’ascolto dell’altro. Il suo era ascolto attento e capace di una squisita accoglienza; sapeva accogliere una confidenza nel silenzio, le teorie altrui senza prevenzione, offrendo liberamente spazio e tempo a chi aveva bisogno di verificare qualche aspetto della propria esistenza. Sapeva tener presente il valore e la dignità della persona che a lui si affidava e aveva un atteggiamento di stima e di rispetto verso quelle persone che gli comunicavano il loro mondo interiore. Questa sua capacità di ascoltare, di accogliere, di farsi carico degli altri era l’espressione più genuina del vero amore di Dio e del prossimo».