Opuscolo per parrocchiani, volontari, collaboratori e membri del Consiglio Pastorale
Per poter essere sempre insieme nel servizio
Carissimi,
in questo S. Natale ci accorgiamo che dobbiamo inserire i piccoli germogli che stanno crescendo e che rafforzano il senso di comunità diminuendo il senso di chiusura. Ci auguriamo in queste feste dell’incarnazione: “Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri”. Posare lo sguardo verso L’Alto e verso gli altri. L’augurio è di camminare insieme, con i passi messi in moto dall’incontro e dall’ascolto. Per poter essere sempre insieme nel servizio.
Papa Francesco ha affermato in un discorso ai Padri di Schönstatt «Sarebbe un grave errore pensare che il carisma si mantiene vivo concentrandosi sulle strutture esterne, sugli schemi, sui metodi o sulla forma. Dio ci libera dallo spirito del funzionalismo. La vitalità del carisma si radica nel «primo amore» (cfr. Ap 2, 4). Dal secondo capitolo di Geremia: «Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza… quando mi seguivi nel deserto». Il primo amore, tornare al primo amore. Il primo amore, rinnovato ogni giorno, nella disposizione ad ascoltare e a rispondere con generosità innamorata. Nella contemplazione, aprendoci alla novità dello Spirito, alle sorprese, come tu hai detto, lasciamo che il Signore ci sorprenda e apra cammini di grazia nella nostra vita. Si opera in noi questo sano e necessario decentramento, nel quale ci facciamo da parte affinché Cristo occupi il centro della nostra vita. Per favore, siate decentrati. Mai nel centro. Il secondo pilastro è costituito dall’espressione: «tastare il polso del tempo», della realtà, delle persone. Non bisogna avere paura della realtà. E la realtà bisogna prenderla come viene, come il portiere quando tirano la palla e da lì, da dove viene, cerca di pararla. Lì ci attende il Signore, lì si comunica e si rivela a noi. Il dialogo con Dio nella preghiera ci porta anche ad ascoltare la sua voce nelle persone e nelle situazioni che ci circondano. Non sono due orecchie diverse, una per Dio e l’altra per la realtà. Quando ci troviamo con i nostri fratelli, specialmente con quelli che ai nostri occhi o a quelli del mondo sono meno gradevoli, che cosa vediamo? Ci rendiamo conto che Dio li ama, che hanno la stessa carne che Cristo ha assunto o resto indifferente di fronte ai loro problemi? Che cosa mi chiede il Signore in quella situazione? Tastare il polso alla realtà richiede la contemplazione, il rapporto familiare con Dio, la preghiera costante e tante volte noiosa, che però sfocia nel servizio. Nella preghiera impariamo a non passare alla larga di fronte a Cristo che soffre nei suoi fratelli. Nella preghiera impariamo a servire».
Che il Signore Gesù trovi spazio nel cuore e negli sguardi e vi abiti con gioia in questo S. Natale.
Vostri don Franco e don Tino