Dio perdona sempre

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Dio perdona sempre

Dal blog “Sentinella, quanto resta della notte” di don Paolo Ciccotti, 22 febbraio 2018
Appunti di viaggio di un povero prete

 

Catechesi sul Sacramento della Confessione – I incontro

Mi introduco al tema proponendo l’ascolto l’ascolto di un brano della Messa da Requiem di Mozart, precisamente un brano della sequenza Dies irae. È il celebre Rex tremendae maiestatis.

Rex tremendae majestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.Re di tremenda maestà, che salvi gratuitamente chi deve essere salvato, salva me, fonte di pietà

Nel Requiem siamo di fronte ad un paradosso: infatti nello stesso tempo, nella stessa frase si dice: “Re di tremenda maestà dona il tuo perdono Gesù Signore pietoso”.

Dunque, il tremendo e il pietoso, la giustizia e la misericordia stanno insieme. E, cosa ancora più paradossale, la misericordia è più grande della condanna, deborda i termini a cui arriva la condanna.

«Rex, qui salvandos salvas gratis, salva me fons pietatis»: questo è ciò che occorreva all’uomo, questo è ciò che occorre all’uomo, che occorre a me, oggi, adesso: una «fons pietatis» una sorgente di pietà. Perché allora io ricostituisco me stesso, ricomincio ad essere me stesso.

Gesù è la fonte, la sorgente di pietà. La sorgente della pietà viene, viene ora. Puoi averla dimenticata fino ad ora, puoi non averla conosciuta fino ad ora: ora c’è. Dio viene e mi chiama all’alleanza, e Dio è fedele alla sua alleanza. Allora bisogna dire di sì a questo legame.

(ascoltiamo il brano)

 

La Riconciliazione è il sacramento nel quale Dio ci rinnova il suo “abbraccio” di Padre, il momento nel quale Dio si dimentica di tutto quello che possiamo aver fatto e ci stringe a sé.

Il potere di perdonare i peccati è il dono che il Cristo Risorto ha fatto alla sua Chiesa la sera di Pasqua. Il Sacramento della Penitenza scaturisce direttamente dal mistero pasquale.

Gv 20,21-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Appena risorto, Gesù la prima cosa che dice ai suoi è: pace a voi, ricevete lo spirito santo… come il padre ha mandato me anch’io mando voi… a chi rimetterete i peccati… Come ce le giochiamo queste parole?

Il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Ha detto Papa Francesco nell’udienza del 19 febbraio 2014: “Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto”.

Ha poi aggiunto che “solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell’anima, un po’ di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell’anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui”.

 

Un sacramento chiamato con nomi diversi. Si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1423-1424):

  • È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato.
  • È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore.
  • È chiamato sacramento della Confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una «confessione», riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo peccatore.
  • È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente «il perdono e la pace».
  • È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l’amore di Dio che riconcilia: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Colui che vive dell’amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all’invito del Signore: «Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24).

 

Prima di entare nel vivo della confessione devo capire cos’è il peccato, che cosa ho perduto con il peccato, chi ho tradito e offeso.

Come funziona il peccato

Nel racconto della Genesi, Satana (definito astuto cioè capace di confondere), tenta di convincere Adamo e Eva che Dio non è buono. Sembra buono, ma non lo è. Una volta convinti gli uomini di questo gli sarà facile portarli alla ribellione.

Il serpente presenta a Eva un Dio che nasconde qualcosa, si tiene un segreto per sé, un Dio che non può sopportare che qualcuno diventi come lui.

Come fare per conoscere i segreti di Dio? Semplice: mangiare il frutto dell’albero, trasgredire. Erano già come lui. Non siamo forse creati a sua immagine e somiglianza?

E così Eva decide. Dopo il peccato si accorsero di essere nudi. L’uomo cade nell’insicurezza. Dio dona loro tuniche di pelli. L’uomo se ne costruirà altre: inizia a fabbricarsi idoli per ricoprire la sua nudità.

Gli effetti del Peccato sono immediati:

  • divisione tra l’uomo e Dio (Adamo si nasconde e Dio lo chiama): Gen 3,8-10
  • divisione tra uomo e uomo (Adamo e Eva si accusano a vicenda): Gen 3,12-13
  • divisione tra uomo e creazione.

Questo è ciò che avviene in ogni peccato.

Divisi da Dio, divisi da tutto

Il peccato ci divide da Dio, dai fratelli, da noi stessi, dalla creazione intera. Non c’è dramma più grande.

Divisi da Dio non siamo più capaci di distinguere il bene dal male. Il peccato causa uno stravolgimento così grande che non comprendiamo più nemmeno la gravità del peccato stesso.

Dell’essenza del peccato fa parte il suo rendersi incomprensibile, il suo produrre inganni su se stesso. Il peccato diceva Romano Guardini è una catastrofe dell’esistenza. Lo sguardo che cerca di cogliere il peccato è esso stesso parte della nuova condizione.

Dopo averlo compiuto l’uomo è uscito dalla condizione originaria e non è più quello di prima. Per questo non riesce più a comprendere: ciò che era prima, ciò in cui consiste il peccato, ciò che è diventato.

La comprensione del peccato dipende dalla Redenzione. Il primo a comprenderlo in maniera decisiva è stato Gesù Cristo che ha espiato il peccato. L’uomo comprende il peccato nella misura in cui si unisce all’esistenza e alla espiazione di Cristo attraverso la fede e la conversione.

Per capire bene il peccato ci poniamo questa domanda:che cos’è il peccato se Dio per riscattarlo ha fatto ciò che ha fatto? Che cosa sarà mai il peccato se Dio per rimuoverlo ha fatto tutto ciò che ha fatto? Che cosa sia il peccato è diventato chiaro tramite il fatto che Dio ci ha redenti da esso. Il peccato può dunque essere compreso solo a partire dalla redenzione e la redenzione può essere compresa solo a partire dal peccato. Scrive San Giovanni: “Ora il Figlio di Dio, infatti, è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1 Gv 3, 8).

Il senso di Dio e il senso del peccato vanno di pari passo e non si può parlare del secondo se non vivo un adeguato rapporto con Dio Padre. Occorre chiedere allo Spirito Santo di donarci una vera filiazione e implorare l’amore di Dio.

Quanto più conosco Dio tanto più sarò capace di sentire che anche un solo peccato mi allontana da lui e non lo potrò sopportare.

L’ombra appare solo se c’è il sole. Se scompare il sole non vedi più l’ombra. L’eclissi di Dio comporta la perdita del senso del peccato.

 

Prendiamo l’esempio di Zaccheo (Lc 19,1-10). Era un uomo triste e solo. Gesù passa, lo vede e gli dice “scendi!”. Quando si è nel peccato sentirsi amati dall’amore divino è una esperienza grandiosa e sconvolgente. “Signore, devo liberarmi dei pesi che mi legano: restituisco tutto, getto via gli idoli per fare entrare te”.

Prendiamo la parabola del Padre misericordioso. Proviamo a metterci nei panni del figlio prodigo dopo l’abbraccio del padre, mentre va a lavarsi e a sistemarsi per la festa. Considerando la gioia e la bontà del padre si sarà umiliato ancora di più: “non lo conoscevo, non lo conoscevo”. Come sarà entrato nella stanza della festa? Non arrogante come quando è partito, ma umile. Ecco la conversione. Se il padre avesse accettato la proposta di prenderlo come garzone, dopo essersi sfamato il figlio avrebbe mantenuto un atteggiamento di sufficienza, di orgoglio ferito. La vera conversione è quando entra nella stanza della festa. Guarda caso è proprio la festa che fa imbestialire l’altro figlio e non tanto il ritorno a casa del fratello. Ecco cos’è la conversione: conoscere l’amore del Padre nel perdono dei peccati. Ho peccato e mi ama lo stesso.

 

Pentirsi del non amore

Peccando ho ferito l’amore di Dio. Quando diciamo che il peccato è un’offesa a Dio non dobbiamo però pensare che Dio possa essere soggetto dei sentimenti tipicamente umani del rancore e del risentimento. Dio è amore e il disprezzo maggiore che si può dare all’amore è l’indifferenza.

A Santa Margherita Maria Alacoque e a Santa Faustina Gesù rivelò la grande pena dell’ingratitudine da parte degli uomini, soprattutto da parte dei religiosi.

Dal Diario di Santa Faustina: Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia per le anime e soprattutto per i poveri peccatori. Oh! se riuscissero a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una sorgente strapiena di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle. Vieni almeno tu il più spesso possibile a prendere le grazie che essi non vogliono accettare e con ciò consolerai il Mio Cuore. Oh! quanto è grande l’indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! Il Mio Cuore è ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo. E perciò Mi rivolgo a voi, a voi, anime elette! Anche voi non comprendete l’amore del Mio Cuore?

27.1.38. Oggi durante l’ora santa Gesù si è lamentato con me per l’ingratitudine delle anime. «In cambio dei benefici ottengo ingratitudine, in cambio dell’amore ottengo dimenticanza ed indifferenza. Il Mio cuore non può sopportarlo».

Il motivo lo capiamo bene: l’amore chiede amore. L’ultima domanda che Gesù pone a Pietro è “Mi ami tu?” (Gv 21,15).

Che cosa chiede Dio agli uomini? Di essere amato. Il pentimento deve sgorgare innanzitutto da qui: noi amiamo poco o non amiamo affatto Dio. Amiamo poco il prossimo perché non amiamo Dio.

Se il primo comandamento è “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente” (Mt 22,37), mi dovrò chiedere se questo è vero per me oppure no.

Il grande peccato del nostro tempo è la mancanza di amore per Dio. Altro che crisi economica, questa potrebbe diventare anche un’occasione per vivere con maggiore semplicità e aiutarci reciprocamente. L’amore non amato questo sì è il grande peccato e la vittoria – temporanea – del maligno.

Ecco la prima cosa da fare: iniziare a pentirci di questo non amore e riempire i confessionali di questa accusa. Tutto quello che dovremmo vivere poi è far posto a Lui: credere di essere amati, permettergli di parlarci e farci suoi donandogli la nostra fiducia. Non vuole le nostre cose, ma la nostra fiducia.

È uno strazio sentire gente che dice di non avere peccati o che confonde i peccati con i reati, che si tranquillizza la coscienza nel dire “non ho ammazzato e non ho rubato”. Anche se su questo ci sarebbe qualcosa da dire! Gesù vede il peccato come una paralisi, anzi peggio di una paralisi fisica. (Episodio del paralitico). Nel vangelo di Giovanni si parla di un uomo malato da 38 anni. Mandandolo via Gesù gli dice: non peccare più perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio. Il peccato è peggio della paralisi.

Salmo 50, Miserere. Davide aveva fatto una cosa schifosa. Nel salmo dice: contro di te, contro te solo ho peccato. Questo è il senso del peccato. È cosciente che il primo ad avere offeso è Dio. Cosa resta a chi non ha il senso di Dio?

Il mondo è precipitato nel freddo per la mancanza di amore. Un fuoco si accende con altro fuoco. Avviciniamoci al fuoco, allo Spirito Santo e invochiamolo: Spirito di Dio, manda nel mio cuore gioia e calore, amore e fervore.

 

L’amore ferito si manifesta poi nella dimenticanza dei comandamenti. Dice Gesù: “Se mi amate osservate i miei comandamenti” (Gv 14,15). Dunque chi non ama non osserva i comandamenti. L’uomo che non ama Dio non osserva i comandamenti perché ama solo se stesso. Dalla disobbedienza a Dio nascono i peccati contro i fratelli.

Fintanto che non c’è pentimento rimaniamo chiusi nel mondo del peccato, un mondo buio, non illuminato dalla grazia. Il pentimento mortifica l’uomo per farlo risorgere.

A Fatima la Madonna ha fatto vedere ai pastorelli quello che l’uomo rischia con il peccato. Quando la Vergine Maria mostrò loro l’inferno disse: ecco dove vanno i poveri peccatori. Non possiamo scherzare sul peccato né col peccato. Se non vi fosse nella Chiesa la possibilità di rimettere i peccati vivremmo nella disperazione. Davvero la confessione è un dono di grazia inimmaginabile

In Paradiso invece chi c’è? Il Paradiso è pieno di peccatori che hanno creduto all’amore. Quanta bella gente e che bella compagnia

Termino con le Parole di Gesù a Santa Faustina: 13.2.38 Oggi il Signore mi ha detto: «Figlia, quando ti accosti alla santa confessione, a questa sorgente della Mia Misericordia, scendono sempre sulla tua anima il Mio Sangue ed Acqua, che uscirono dal Mio Cuore e nobilitano la tua anima. Ogni volta che vai alla santa confessione immergiti tutta nella Mia Misericordia con grande fiducia, in modo che io possa versare sulla tua anima l’abbondanza delle Mie grazie. Quando vai alla confessione, sappi che Io stesso ti aspetto in confessionale, Mi copro soltanto dietro il sacerdote, ma sono Io che opero nell’anima. Lì la miseria dell’anima s’incontra col Dio della Misericordia. Dì alle anime che da questa sorgente della Misericordia possono attingere le grazie unicamente col recipiente della fiducia. Se la loro fiducia sarà grande, la Mia generosità non avrà limiti. I rivoli della Mia grazia inondano le anime umili. I superbi sono sempre nell’indigenza e nella miseria, poiché la Mia grazia si allontana da loro e va verso le anime umili».

 

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