Statistiche Mensa del Fratello

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Ogni autentico gesto di carità rappresenta nella storia degli uomini una realizzazione anticipata del Regno di Dio. La carità è di conseguenza la natura profonda della Chiesa, la vocazione e l’autentica realizzazione dell’uomo. (Conferenza Episcopale Italiana) (Evangelizzazione della carità). La mensa del Fratello, che compie 25 anni, è stata voluta da Don Giuseppe Ubicini per offrire a donne e uomini sfortunati, spesso senza fissa dimora, una cena calda e una parola fraterna. Molte di queste persone hanno colpe e abitudini discutibili oppure tristi esperienze umane e familiari; vivono sole, avendo rotto ogni rapporto con la propria famiglia e spesso sono ghettizzate dalla società, che le rifiuta. Ecco come la mensa del Fratello e i volontari che la gestiscono si propongono di alleviare, almeno in parte, la solitudine e lo stato d’abbandono in cui versa questo “popolo” sfortunato, secondo la vocazione cristiana di interpretare la vita come un dono da condividere offrendo aiuto e solidarietà ai deboli ed agli emarginati. Come diceva Don Giuseppe Ubicini : ”la tenerezza di Dio entra nella nostra vita per aprirci alla bontà, indurci a chinarci sulla sofferenza degli altri e così rendere la nostra e la loro vita più buona, più accogliente, più giusta.” Ecco la ragione dell’impegno mio, di mia moglie Paola e di tanti volontari in un lungo percorso iniziato nell’ormai lontano 1986. I fratelli commensali, all’inizio poche decine, sono divenuti un numero sempre più crescente, fino a raggiungere, in alcuni casi, il numero di 120-125 persone. Tante domeniche sono trascorse, oltre che ad aiutare in cucina, anche ad ascoltarli e a salutarli con una stretta di mano, venendo a conoscenza delle loro storie tristi e difficili: dall’autista che cade nel vizio dell’alcol e così perde prima la patente, poi il lavoro e poi la casa e la famiglia. Qualche volta chiedeva ed otteneva un piccolo aiuto per fare un regalino al figlioletto che poteva vedere qualche ora alla settimana. Il giovane tossicodipendente che alla domanda: la tua famiglia? rispondeva mio papa’ è andato da una parte e mia madre dall’altra. Dopo qualche tempo fu trovato morto. Molte storie tristi e difficili. - L’immigrato che ha lavorato e non viene pagato e deve mandare qualche soldo alla famiglia. - La badante che è rimasta senza lavoro - Il giovane uscito dal tunnel della droga che non può rientrare a casa perché: la madre è morta, il padre si è rifatto una nuova famiglia, la sorella sposata non ha più fiducia in lui perché così raccontava: quando mi drogavo le ho rubato un sacco di roba. Per questo giovane rimasto sulla strada il rischio di ricaduta è stato grandissimo. Non avendolo più rivisto spero sia riuscito, anche da solo, a ritornare ad una vita normale In questa lunga esperienza sono state frequentissime anche le liti tra queste persone, a volte anche violente a causa del bicchiere di troppo bevuto durante la giornata; situazioni queste che noi volontari abbiamo sempre cercato e puntualmente dobbiamo gestire e controllare. Mia moglie Paola ed io abbiamo conosciuto tra i volontari, dei quali siamo orgogliosi di far parte, persone eccezionali che con il loro costante impegno hanno costituito e costituiscono la colonna portante del servizio mensa. Con loro ho imparato cosa sia la generosità, la bontà e l’altruismo nonché la capacità di intervenire con la giusta chiave di lettura delle diverse situazioni e con discrezione, pazienza e, a volte, anche con coraggio. La cura dei poveri richiede competenza e continuità e il gesto di carità deve diventare educazione alla carità. Il fratello che incontriamo alla mensa ha una sua dignità che deve essere sempre e comunque rispettata, anche nell’atto di porgergli un piatto di minestra, ma che non può e non deve escludere, quando necessario, il richiamo anche severo, se la sua condotta diventa aggressiva, pericolosa e di nocumento al buon funzionamento del servizio. I Parroci che ho incontrato nell’arco di questa mia esperienza sono stati il vero e proprio “filo conduttore” dell’opera “mensa” e mi riferisco, oltre che a Don Giuseppe Ubicini, suo fondatore, a Don Paolo Pernechele suo collaboratore indispensabile, a Don Giuseppe Torchio, ideale continuatore, sempre presente, pronto ad incoraggiare noi operatori e, con tatto e discrezione, a dirimere situazioni anche molto complesse, e, in ultimo in ordine di tempo ma non di importanza, al nuovo parroco Don Franco Tassone, ricco di idee innovative per un miglioramento costante del servizio agli altri, come dimostra l’imminente inizio dei lavori di sistemazione del magazzino, la sala attesa dei fratelli e la realizzazione di un centro d’ascolto intitolato a Celestino Abbiati, dove poterli tenere a colloquio con la dovuta attenzione e riservatezza. Questa esperienza venticinquennale mi ha fatto capire che c’è bisogno di senso della solidarietà per superare i condizionamenti di una cultura più incline al sospetto che alla fiducia nelle persone. Io e Paola siamo coscienti di aver dato molto, ma anche di aver ricevuto tantissimo. Foglio 1: anno 2012 pasti volontari "il primo dato si riferisce al numero pasti, il secondo al numero dei volontari" gennaio 2019 317 febbraio 1864 311 marzo 1994 367 aprile 2338 329 maggio 2266 350 giugno 2023 324 luglio 2043 324 agosto 2178 328 settembre 2287 348 ottobre 2429 335 novembre 2259 375 dicembre 1834 368 anno 2012 25534 4076 Foglio 2: dal 1993 al 2012 Pasti distribuiti dal 1993 al 2012 Primo dato totale- secondo dato pasti media giornaliera- terzo dato minimo annuale - quarto dato massimo annuale - quinto dato volontari media giornaliera 1993 25,300 69- 1994 23,000 63 -1995 20,440 56 -1996 19,200 52- 1997 20,646 57- 1998 21,448 59- 1999 22,335 61- 2000 23,744 65- 2002 27,706 76 44 106- 2003 28,164 77 34 124 11- 2004 22,897 63 24 96 10- 2005 20,877 57 28 86 10- 2006 22,435 61 32 92 10 -2007 23,630 65 39 95 9- 2008 19,426 53 31 81 9- 2009 22,850 63 33 88 10- 2010 21,714 59 32 90 9- 2011 23,867 65 43 93 9- 2012 25,534 70 40 101 11 Totale 435,213